Emozioni e stati d’animo del paziente (le parole dell’ammalato):
“Non riesco proprio a conversare bene, e questo è molto limitante. Non riesco a pensare ad una cosa da dire, prima che qualcuno l’abbia già detta”.. (Tratto da “Visione parziale, un diario dell’Alzheimer”). “Come sono contento di vederti, avevo pensato che mi avevi lasciato, che non tornavi più, che a casa con te c’era un altro uomo e avresti ragione perché tu hai diritto di vivere, io invece non so più chi sono”…io sto qui, aspetto, non capisco cosa devo fare, sento che sto morendo” (da “In viaggio con Luigi” di Gandolfi e Bonati).
Emozioni e stati d’animo del paziente (le parole del suo familiare):
“Non parla ma si capisce dallo sguardo che ascolta e registra tutto. Batte per terra, sui mobili…per comunicare qualcosa”. “Ti è mai capitato di sognare che parli e nessuno ti sente o che urli e non esce nessun suono dalla bocca? …Pensa se anche Luigi si sente così, lui vuole parlare ma non gli escono le parole, gli altri non capiscono…” “In un momento di tristezza ho visto o creduto di vedere la tristezza negli occhi di Luigi, come se leggesse nei miei pensieri. Sono sicura che il mio stato d’animo influisce sulle sue percezioni” (Frasi tratte da “In viaggio con Luigi” di Gandolfi e Bonati)
La demenza è una malattia che non soltanto affligge il malato, ma si ripercuote anche sull’intero nucleo familiare. Assistere un proprio caro con demenza è infatti un compito molto gravoso in quanto richiede energie fisiche, cognitive ed emotive, spesso per una durata di molti anni. Pertanto, gli stessi familiari hanno bisogno di supporto ed aiuto per evitare di esaurire le energie a loro disposizione.
È fondamentale prendere in primis consapevolezza delle caratteristiche della malattia e delle sue molteplici ripercussioni (cognitive, comportamentali, umorali) sul malato e sul suo contesto di vita.
In secondo luogo, sarà importante valutare la possibilità di attivare differenti risorse (familiari e sociali) al fine di pianificare un piano di cura adeguato e garantire la migliore qualità di vita al malato e al suo nucleo familiare.
Nonostante il caregiver sia considerato una risorsa terapeutica per l’ammalato, egli è anche sottoposto a vari fattori di stress.
La demenza colpisce le funzioni cognitive ovvero quelle capacità della nostra mente che ci permettono di conoscere e riconoscere il mondo circostante e di identificare e riconoscere gli stimoli che provengono dal proprio corpo e di dare loro un significato.
Svolge una funzione di filtro tra le migliaia di stimoli che, in ogni momento della nostra vita e contemporaneamente, giungono ai nostri organi di senso (vista, udito, tatto, olfatto, gusto).
La persona affetta da demenza fatica a mantenere la concentrazione su un solo stimolo o su più stimoli contemporaneamente oppure trova difficile alternare l’attenzione fra più stimoli.
Cosa fare
È un sintomo precoce e diffuso nei malati di Alzheimer: viene persa soprattutto la capacità di ricordare i fatti e gli avvenimenti recenti, la cosiddetta memoria episodica: “che cosa ho mangiato stamane”, “chi ho incontrato un’ora fa”, ma anche la lista delle cose da comperare, oppure recarsi in un posto e non ricordare per fare che cosa. Alle volte la memoria immediata, per esempio leggere un numero e scriverlo o comporlo sul telefono, può essere meno colpita all’inizio della malattia, ma poi risulta compromessa anche questa.
Con il progredire della malattia, verranno cancellati anche i ricordi più lontani, che riguardano la storia personale dell’ammalato. Esiste una forma di memoria che si conserva molto più a lungo: la memoria procedurale. Si tratta di quella nicchia della memoria in cui vengono conservate alcune procedure la cui continua ripetizione negli anni le ha rese “automatiche”, come ad esempio camminare, ballare, cantare.
Cosa fare
Il linguaggio è un sistema di comunicazione che permette di trasmettere informazioni e conoscenze da una persona ad un’altra attraverso un complesso repertorio di comportamenti verbali e non verbali.
Nella demenza, si manifestano difficoltà sia di espressione e produzione verbale che di comprensione e, sebbene questi disturbi possano manifestarsi in tempi diversi a seconda dei malati, è possibile osservare un ordine di progressione con l’evolversi della patologia. Pertanto, schematicamente è possibile osservare quanto segue:
Cosa fare
Per quanto concerne la scrittura, è bene fare scrivere il malato: dapprima, quando le sue capacità sono ancora parzialmente conservate, gli si chiede di scrivere qualche frase, qualche pensierino; poi qualcosa sotto dettatura; più avanti solo il proprio nome
Di solito viene perso prima l’orientamento nel tempo: il malato non sa più che ora, che giorno, che stagione è fino a perdere, nelle fasi severe, anche la percezione della differenza fra giorno e notte.
Con l’avanzare della malattia, il paziente può perdersi in luoghi a lui noti, può non riconoscere più la propria casa o confondere i luoghi più prossimi ed abituali (esempio, l’ospedale con la propria casa).
Cosa fare
Le prassi sono quelle abilità che consentono di compiere movimenti specifici, semplici o complessi, finalizzati al raggiungimento di uno scopo.
Nel paziente con demenza è possibile riscontrare due tipi di difficoltà prassiche: difficoltà nell’utilizzo, nella coordinazione o nella manipolazione di strumenti o oggetti di uso comune (pettine, rasoio, telecomando) che rende complicate le attività più semplici (come vestirsi, lavarsi o preparare il pranzo) e incapacità ad organizzare e mettere in sequenza i singoli movimenti volontari al fine di produrre un’azione.
Cosa fare
Sono funzioni cognitive complesse che consentono per esempio di pianificare un’azione, prevedendo le sue conseguenze e l’esito finale oppure di comprendere espressioni linguistiche complesse o ambigue come, ad esempio, i proverbi e le metafore.
La persona con demenza perde la capacità di fare i calcoli, di giudicare il contesto ambientale in cui si trova e l’adeguatezza del proprio comportamento in funzione della situazione contingente e la capacità di effettuare stime cognitive (per esempio, il malato può usare un tono di voce elevato quando le convenzioni sociali richiedono che si parli sottovoce).
Cosa fare
La Demenza non è semplicemente l’espressione di una perdita delle funzioni cognitive. Sin dalle prime fasi di malattia possono essere presenti cambiamenti della personalità e del comportamento anche se, è bene precisare che: 1) non tutti i disturbi comportamentali sono contemporaneamente presenti in uno stesso malato; 2) in ogni paziente, le alterazioni del comportamento assumono espressioni diverse sia per quanto riguarda la forma che per la gravità/intensità.
Può essere verbale o fisica, diretta verso altri o verso se stessi. Le reazioni di aggressività, che spesso appaiono improvvisamente, sovente costituiscono una vera e propria reazione difensiva del malato da qualcosa da cui si è sentito minacciato, che non riconosce e non comprende. Per esempio, frequentemente i comportamenti aggressivi compaiono in concomitanza con la richiesta di compiere alcune manovre assistenziali (per es. l’igiene della persona, il vestirsi ecc.), che implicano un contatto con il corpo della persona.
I comportamenti aggressivi e le manifestazioni di irritabilità possono essere determinati anche dalla noia e dalla frustrazione come altresì essere indotti da un malessere fisico presente nel malato che non sa manifestare in altro modo. È anche importante ricordare che il comportamento aggressivo può essere direttamente causato dal danno cerebrale o essere conseguente all’uso improprio di farmaci.
Cosa fare
Vagabondaggio: il malato cammina senza una meta chiara e uno scopo preciso, rispondendo a un impulso/bisogno interiore incontrollabile. Spesso, si manifesta con il tentativo di uscire di casa senza motivazioni comprensibili oppure attraverso il pedinamento che riflette una condizione di profonda dipendenza e può essere dovuto alla preoccupazione di essere abbandonato.
Sovente, questo disturbo è dovuto sia a stimoli ambientali (momenti di confusione, ambienti rumorosi e/o affollati), sia a stimoli personali legati a qualche esigenza (come mangiare, bere, stimoli fisiologi, dolore fisico, ecc.) non comprensibile per il malato.
Affaccendamento: il malato appare indaffarato in attività ripetitive prive di un fine logico, come ad esempio, aprire e rovistare in contenitori o cassetti come se stesse cercando qualcosa, strofinare le lenzuola, spostare oggetti da una parte ad un’altra, ripetere numeri o filastrocche. L’ansia è certamente una delle cause principali dell’attività motoria aberrante.
Cosa fare
Il malato può manifestare ansia, tensione, inquietudine, timore: non riesce a stare fermo e chiede con insistenza di qualcuno che deve arrivare, o ancora dice di avere paura per qualcosa che non sa spiegare; inoltre, può reagire in modo eccessivo ad uno stimolo innocuo, come se si trattasse di una cosa pericolosa. Tale disturbo può essere dovuto a richieste del caregiver troppo difficili da eseguire per l’ammalato oppure la reazione a qualche disagio fisico di cui non comprendono la ragione con la conseguente paura che ciò può provocare). Questo disturbo comportamentale può comparire con maggiore frequenza nelle prime ore dopo il pranzo, il tardo pomeriggio, le prime ore della serata (“la sindrome del tramonto”).
Cosa fare
Il malato può manifestare al proprio compagno/a o a persone estranee richieste sessuali eccessive o inappropriate rispetto al momento e al luogo o può viceversa manifestarsi come perdita di interesse sessuale o ancora attraverso un linguaggio volgare. Questi comportamenti possono essere dovuti alla degenerazione cerebrale legata alla malattia oppure all’agitazione e alla necessità di sentirsi rassicurati anche fisicamente.
Cosa fare
Possono manifestarsi in ogni fase della malattia e sono spesso dovuti a noia, mancanza di gratificazione e di rassicurazione o a depressione. Il malato chieda continuamente cibo e/o si lamenti che non gli venga dato da mangiare, che “rubi” il cibo o ci giochi. Alle volte emergono anche comportamenti in antitesi fra di loro quali mangiare con voracità oppure serrare la bocca e rifiutare di alimentarsi e di bere.
Cosa fare
Questo disturbo in genere caratterizza le fasi intermedie e avanzate della malattia. Si manifesta con eccesso di sonno o, all’opposto, insonnia o con difficoltà ad addormentarsi. Durante la notte potrebbero vestirsi, voler uscire e/o mangiare. L’alterazione del sonno può dipendere da errori nella valutazione delle ore in cui dormono i malati (è sufficiente per una persona anziana un sonno che va dalle 6 alle 8 ore) e/o da condizioni disturbanti nel momento in cui si addormentano, oppure, nel caso di eccesso di sonno, da depressione o agli effetti collaterali di alcuni farmaci che assumono.
Cosa fare
In presenza di alterazione del ritmo sonno-veglia, in linea generale, può essere utile:
A fronte di eventuali insuccessi è utile il consiglio del proprio medico.
Può manifestarsi in ogni fase della malattia. Il malato è convinto che cose non vere stiano realmente accadendo (per esempio, il malato può convincersi di essere stato derubato, di essere abbandonato dalle persone care, di voler tornare a casa propria o dai propri genitori, di essere tradito dal proprio coniuge). Le ideazioni deliranti possono essere dovute: a bruschi cambiamenti di ambiente (cambio di abitazione, ospedalizzazione); e/o ad errate percezioni (ad esempio, immagini viste in televisione); dalla tensione del caregiver o da una sua assenza improvvisa e prolungata (ad esempio un ricovero ospedaliero), dall’insorgere di alcune malattie (es. febbre o disidratazione) o infine dall’assunzione di alcuni farmaci.
Cosa fare
I deliri possono essere trattati efficacemente con l’impiego di alcuni farmaci, sarà quindi opportuno chiedere consiglio al proprio medico.
Possono comparire in ogni momento della malattia, ma in particolare possono verificarsi durante la fase acuta di alcune malattie (es. febbre o disidratazione). I malati vedono e/o sentono persone, animali o cose che non ci sono oppure possono non riconoscere la propria immagine allo specchio e pensare che la persona nello specchio sia reale, e che ce l’abbia con lui. Alle volte sono visioni piacevoli (per esempio vedere il proprio cagnolino), altre volte angoscianti o paurose (per esempio persone che li minacciano di morte).
Le allucinazioni possono dipendere da una riduzione delle capacità di percepire il proprio ambiente, anche per una diminuzione di vista, udito, tatto, olfatto, e percezione di sé. La vista, in particolare, mostra al malato di Alzheimer un mondo meno nitido, con gli oggetti che non si staccano bene dallo sfondo (perdita della sensibilità ai contrasti) e con il calo della luce nella seconda parte della giornata vi può essere un aumento dei disturbi comportamentali, come l’agitazione e le allucinazioni (cosiddetta “sindrome del tramonto”).
Cosa fare
Le allucinazioni possono inoltre essere trattate efficacemente con l’impiego di alcuni farmaci; è quindi opportuno chiedere sempre consiglio al medico
L’ambiente domestico, a seconda delle modificazioni apportate e degli ausili disponibili, può facilitare il controllo o viceversa favorire i disturbi comportamentali del malato e consentire al malato il mantenimento delle abilità funzionali residue il più a lungo possibile o privarlo precocemente di tali abilità.
Le azioni volte all’adattamento dell’ambiente domestico si pongono i seguenti obiettivi:
Inoltre, nelle azioni operative si dovranno prediligere scelte il più possibile personalizzate.
Per consigli più specifici, personalizzati e dettagliati per l’adattamento delle diverse aree della casa (cucina, camera da letto, bagno ecc) sarà possibile rivolgersi a persone specializzate.
La scelta di qualunque tipo di attività volta al mantenimento delle autonomie dovrà tener conto delle abitudini di vita della persona prima della malattia, degli hobbies conservati e del livello di gravità della malattia.
Il presente sito web di AIMA Associazione Italiana Malati di Alzheimer Sezione di Parma ODV è stato sviluppato grazie al contributo di Hoffmann-La Roche.
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